venerdì 10 novembre 2017

Il caffè tutto sommato non fa male alla salute… basta che non sia bollente!

Difficile che passi un mese senza che ci sia notizia di una nuova ricerca scientifica che nobilita il caffè, personalmente lo adoro, ma possiamo stare davvero tranquilli?

"Quattro o cinque tazzine di caffè al giorno, anche decaffeinato, riducono la mortalità cardiovascolare in follow up che vanno da 10 a 18 anni. A lungo termine, bere caffè ha un effetto positivo" Sebastiano Marra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Maria Pia Hospital di Torino. Inoltre, lo stesso studio conferma che chi beve caffè ha un umore migliore, meno ansia, riposa meglio, non ha pressione o colesterolo più alti. 

Caffè anti-cirrosi per i pazienti affetti da epatite C cronica: lo sostiene uno studio condotto dal National Cancer Institute (NCI). I ricercatori hanno riscontrato che bere tre o più tazze di caffè al giorno ridurrebbe del 53% la progressione della malattia epatica rispetto a chi non ne ha mai consumato.





Tre o quattro tazzine di caffè al giorno e il il diabete mellito (di tipo 2) è sotto controllo. A sostenerlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del George Institute for International Health dell`University of Sydney.
Chi beve caffè ha il 27% di possibilità in meno di incorrere in un ictus rispetto a chi non fa uso della bevanda. È quanto emerge da uno studio condotto  da un gruppo di ricercatori inglesi della University of Cambridge.
Inoltre, tra gli acidi polinsaturi del caffè anche quelli della famiglia degli Omega 3 i cui effetti positivi sono noti da tempo: ideali per un buon funzionamento del cervello, buoni per rafforzare il sistema immunitario e ottimi soprattutto per scongiurare problemi cardiaci.
Il consumo regolare di caffé potrebbe ridurre del 25% la probabilità di ammalarsi di Parkinson. È la conclusione di  uno studio portoghese pubblicato sul Journal of Alzheimer`s Disease. Chi beve 2 o 3 tazze al giorno avrebbe un rischio minore di sviluppare la malattia degenerativa a carico del sistema nervoso.

Un nuovo studio scientifico della Monash University in Australia, suggerisce che il caffè ha un ruolo nella stabilizzazione dei radicali liberi, aggiungendo alla capacità antiossidante della bevanda una proprietà antiradicali liberi.

Di caffè e tumori si è discusso tanto negli ultimi anni. L’occasione era stata l’emissione di un nuovo parere da parte dello Iarc, (l’agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro) sul caffè: da essere considerata potenzialmente cancerogena, la bevanda era stata riclassificata andando a finire nella categoria 3, quella per cui non esistono prove di un possibile rischio di tumore (discorso a parte invece per le bevende molto calde, caffè compreso, ritenute probabilmente cancerogene).
Al contrario, nel caso del caffè, come la stessa Iarc ricordava, la revisione sul tema ha portato a concludere che qualche effetto protettivo derivante dal consumo di caffè potesse esistere contro il tumore al fegato e all’utero. Nel caso del fegato, una recente revisione degli studi in materia, che abbracciava oltre due milioni di partecipanti, concludeva che il consumo di caffè – anche in forma decaffeinata, sebbene in misura minore – fosse associato con un minor rischio di carcinoma epatocellulare.





Ed ora veniamo alle cattive notizie…
Secondo uno studio condotto dagli esperti dell’ Università del Texas, la coltivazione di caffè sta minacciando l’ambiente perché, a differenza di come si faceva in passato quando il caffè cresceva solo nelle zone ombrose, le moderne aziende agricole coltivano in pieno sole. L’esposizione delle piante al sole serve a incrementare i raccolti, ma per praticarla gli agricoltori disboscano i terreni, per sfruttare meglio la luce. L’abbattimento degli alberi ha provocato un calo della presenza di pipistrelli e di altri predatori naturali di insetti, il che ha portato all’aumento dell’impiego di pesticidi sulle coltivazioni per debellare gli attacchi dei parassiti
Sempre più evidenti risultano i danni per la salute, soprattutto di chi lavora nelle piantagioni, e per l'ambiente derivanti da un’eccessiva e crescente "chimicizzazione" dell'agricoltura, sia in termini di accumulazione di residui tossici e cancerogeni nel tessuto adiposo di uomini e animali, che di avvelenamento dei suoli, delle acque sotterranee e di superficie.



Attualmente i paesi produttori di caffè sono 50: il Brasile è in testa alla classifica con il 35% della produzione mondiale, seguono Vietnam, Indonesia, Colombia, Etiopia, India, Honduras …via via in fondo troviamo Angola, Sierra Leone, Liberia, Malawi, Zambia. Per tutti questi Paesi il caffè rappresenta una delle principali fonti di esportazione e per i piccoli paesi produttori situati nel centro America e in Africa il caffè rappresenta una ricchezza nazionale.
Il maggior pericolo deriva dall’impiego di terbufos e il glifosato, il primo ampiamente utilizzato in Brasile e in altri Paesi, ma vietato in Europa; il secondo, il glifosato, in Unione Europea è ammesso entro certi limiti (limiti che non esistono ad esempio nell’America meridionale, in Indonesia, in Africa).
Il caffè biologico rappresenta solo il 6,6% del caffè raccolto nel mondo, ma è in crescita… e questa è una buona notizia!

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