Difficile
che passi un mese senza che ci sia notizia di una nuova ricerca
scientifica che nobilita il caffè, personalmente lo adoro, ma
possiamo stare davvero tranquilli?
"Quattro
o cinque tazzine di caffè al giorno,
anche decaffeinato, riducono la mortalità cardiovascolare
in follow up che vanno da 10 a 18 anni. A lungo termine, bere caffè
ha un effetto positivo" Sebastiano
Marra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Maria Pia
Hospital di Torino. Inoltre,
lo stesso studio conferma che chi beve caffè ha un umore
migliore,
meno
ansia, riposa meglio, non ha pressione o colesterolo
più alti.
Caffè
anti-cirrosi per
i pazienti affetti da epatite
C cronica:
lo sostiene uno studio condotto dal National Cancer Institute (NCI).
I ricercatori hanno riscontrato che bere tre
o più tazze di
caffè al giorno ridurrebbe del 53% la
progressione della malattia epatica rispetto a chi non ne ha mai
consumato.

Tre
o quattro tazzine di caffè al
giorno e il il diabete
mellito (di
tipo 2) è sotto controllo. A sostenerlo è uno studio condotto da un
gruppo di ricercatori del George Institute for International Health
dell`University of Sydney.
Chi
beve caffè ha
il 27% di
possibilità in meno di incorrere in un ictus rispetto
a chi non fa uso della bevanda. È quanto emerge da uno studio
condotto da un gruppo di ricercatori inglesi della University
of Cambridge.
Inoltre,
tra
gli acidi polinsaturi del caffè anche quelli della famiglia degli
Omega
3
i cui effetti positivi sono noti da tempo: ideali per un buon
funzionamento del cervello, buoni per rafforzare il sistema
immunitario e ottimi soprattutto per scongiurare problemi cardiaci.
Il
consumo regolare di caffé potrebbe ridurre del 25% la
probabilità di ammalarsi di
Parkinson. È
la conclusione di uno studio portoghese pubblicato sul Journal
of Alzheimer`s Disease.
Chi beve 2 o 3
tazze al giorno
avrebbe
un rischio minore di sviluppare la malattia degenerativa a carico del
sistema
nervoso.
Un
nuovo studio scientifico della Monash
University in
Australia, suggerisce che il caffè ha un ruolo nella stabilizzazione
dei radicali
liberi,
aggiungendo alla capacità antiossidante della bevanda una proprietà
antiradicali liberi.
Di caffè e tumori si
è discusso tanto negli ultimi anni. L’occasione era stata
l’emissione di un nuovo parere da
parte dello Iarc, (l’agenzia dell’Oms per
la ricerca sul cancro) sul caffè: da essere
considerata potenzialmente
cancerogena,
la bevanda era stata riclassificata andando a finire nella categoria
3, quella per cui non esistono prove di un possibile rischio di
tumore (discorso a parte invece per le bevende
molto calde,
caffè compreso, ritenute probabilmente cancerogene).
Al
contrario, nel caso del caffè, come la stessa Iarc ricordava,
la
revisione sul tema ha portato a concludere che qualche effetto
protettivo derivante
dal consumo di caffè potesse esistere contro il tumore al fegato e
all’utero. Nel caso del fegato, una recente
revisione
degli studi in materia, che abbracciava oltre due milioni di
partecipanti, concludeva che il consumo di caffè – anche in forma
decaffeinata, sebbene in misura minore – fosse associato con un
minor rischio di carcinoma epatocellulare.
Ed
ora veniamo alle cattive notizie…
Secondo
uno studio condotto dagli esperti dell’ Università del Texas,
la coltivazione di caffè sta minacciando
l’ambiente perché,
a differenza di come si faceva in passato quando il caffè cresceva
solo nelle zone ombrose, le moderne aziende agricole coltivano in
pieno sole. L’esposizione delle piante al sole serve a incrementare
i raccolti, ma per praticarla gli agricoltori disboscano i terreni,
per sfruttare meglio la luce. L’abbattimento degli alberi ha
provocato un calo della presenza di pipistrelli e di altri predatori
naturali di insetti, il che ha portato all’aumento
dell’impiego di pesticidi sulle
coltivazioni per debellare gli attacchi dei parassiti
Sempre
più evidenti risultano i danni
per la salute, soprattutto di chi lavora nelle piantagioni, e per
l'ambiente derivanti
da un’eccessiva e crescente "chimicizzazione"
dell'agricoltura, sia in termini di accumulazione di residui
tossici e cancerogeni nel
tessuto adiposo di uomini e animali, che di avvelenamento
dei suoli, delle acque sotterranee e di superficie.
Attualmente
i paesi produttori di caffè sono 50: il Brasile è in testa alla
classifica con il 35% della produzione mondiale, seguono Vietnam,
Indonesia, Colombia, Etiopia, India, Honduras …via via in fondo
troviamo Angola, Sierra Leone, Liberia, Malawi, Zambia. Per tutti
questi Paesi il caffè rappresenta una delle principali fonti di
esportazione e per i piccoli paesi produttori situati nel centro
America e in Africa il caffè rappresenta una ricchezza nazionale.
Il
maggior pericolo deriva dall’impiego di terbufos
e il glifosato,
il primo ampiamente utilizzato in Brasile e in altri Paesi, ma
vietato in Europa; il secondo, il glifosato, in Unione Europea è
ammesso entro certi limiti (limiti che non esistono ad esempio
nell’America meridionale, in Indonesia, in Africa).
Il
caffè
biologico
rappresenta solo il 6,6% del caffè raccolto nel mondo, ma è in
crescita… e questa è una buona notizia!
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