Quest’estate,
in più occasioni mi è capitato di leggere articoli, anche proposti da riviste
autorevoli, in cui si sottolinea quanto sia pericoloso riutilizzare bottiglie
di plastica, per capirci meglio, dopo averne consumato l’acqua, riempirle con
altra acqua da bere.
Due i problemi riscontrati:
Il primo igienico, effettivamente il rischio di tipo
igienico c’è, quando si beve da una bottiglietta, normalmente, lo si fa
direttamente, senza quindi utilizzare il bicchiere, soprattutto se la bottiglia
è da 500 cc. La nostra bocca non è sterile, quindi sono i nostri stessi microbi
che proliferano in una bottiglia riutilizzata, una vera e propria contaminazione microbiologica causata dalla nostra bocca.
Il secondo, la presenza di sostanze
nocive
Le bottiglie tradizionali realizzate
in Pet, con il calore si potrebbero degradare e rilasciare acetaldeide e antimonio. Secondo le disposizioni dell’Unione
Europea, il limite massimo consentito di acetaldeide è di 6 milligrammi per Kg
di alimento. Una soglia che nelle nostre bottigliette è rispettata. L’antimonio si sprigiona, invece, solo al
contatto con liquidi bollenti o nel microonde.
Il bpa (bisfenolo-A), una sostanza chimica usata insieme al
policarbonato per produrre bottiglie per bibite, biberon e stoviglie di
plastica. Non si può escludere che il bpa possa finire nelle bevande e nei cibi che mangiamo.
E’ tuttora in corso uno studio voluto
dall’autorità europea per la sicurezza alimentare
A cui partecipano esperti
internazionali
La decisione è stata presa in seguito a un rapporto dell’Istituto
nazionale olandese per la sanità e l’ambiente, che solleva timori in merito
agli effetti del bpa sul sistema immunitario di feti e bambini. Già nel
dicembre 2014 l’Efsa aveva ridotto la dose giornaliera tollerabile per il bpa
da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno a 4 µg/kg. È una
dose temporanea, in attesa che nuovi studi, come quello del National Toxicology
Program statunitense, siano disponibili. L’Efsa, infatti, si è impegnata a
valutare di nuovo il bpa nel 2017. Per il momento, l’unica raccomandazione è
quella di ridurre la propria esposizione al bpa da alimenti e altre fonti.
Anche “Altroconsumo” ha condotto una ricerca a questo proposito eseguendo
dei test direttamente sull’acqua in cui risulta che nelle acque minerali non vi
è traccia di bisfenolo, che invece è
presente nei contenitori rigidi a base di
policarbonato, come nei classici biberon di
plastica (anche se in questi ultimi anni il suo utilizzo è stato vietato), nei
boccioni dell'acqua e, anche in un modello di ciuccio per bambini.
In ogni caso Le bottiglie in
PET sono progettate per essere utilizzate una sola volta. Una volta svuotate, dovrebbero essere smaltite.
Il riutilizzo potrebbe intaccarne le caratteristiche sia
tecnologiche che chimiche, quindi permettere che la plastica venga a contatto
più facilmente con gli alimenti.
Anche se l'acqua risulta
piuttosto inerte per quanto riguarda la capacità di estrarre dai contenitori eventuali molecole indesiderate, è preferibile optare per un'alternativa. Le bottiglie in vetro sono un ottimo compromesso, perché sono facilmente
lavabili (anche alle alte temperature) e garantiscono quindi una maggior
igiene.
Ne ho viste pubblicizzate anche
rivestite di plastica colorata, molto carine e sicure
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