sabato 17 settembre 2016

Riutilizzare bottigliette in plastica, un pericolo invisibile

Quest’estate, in più occasioni mi è capitato di leggere articoli, anche proposti da riviste autorevoli, in cui si sottolinea quanto sia pericoloso riutilizzare bottiglie di plastica, per capirci meglio, dopo averne consumato l’acqua, riempirle con altra acqua da bere.

Due i problemi riscontrati:
Il primo igienico, effettivamente il rischio di tipo igienico c’è, quando si beve da una bottiglietta, normalmente, lo si fa direttamente, senza quindi utilizzare il bicchiere, soprattutto se la bottiglia è da 500 cc. La nostra bocca non è sterile, quindi sono i nostri stessi microbi che proliferano in una bottiglia riutilizzata, una vera e propria contaminazione microbiologica causata dalla nostra bocca.
Il secondo, la presenza di sostanze nocive
Le bottiglie tradizionali realizzate in Pet, con il calore si potrebbero degradare e rilasciare acetaldeide e antimonio. Secondo le disposizioni dell’Unione Europea, il limite massimo consentito di acetaldeide è di 6 milligrammi per Kg di alimento. Una soglia che nelle nostre bottigliette è rispettata. L’antimonio si sprigiona, invece, solo al contatto con liquidi bollenti o nel microonde.

Il bpa (bisfenolo-A), una sostanza chimica usata insieme al policarbonato per produrre bottiglie per bibite, biberon e stoviglie di plastica. Non si può escludere che il bpa possa finire nelle bevande e nei cibi che mangiamo.
E’ tuttora in corso uno studio voluto dall’autorità europea per la sicurezza alimentare
A cui partecipano esperti internazionali

La decisione è stata presa in seguito a un rapporto dell’Istituto nazionale olandese per la sanità e l’ambiente, che solleva timori in merito agli effetti del bpa sul sistema immunitario di feti e bambini. Già nel dicembre 2014 l’Efsa aveva ridotto la dose giornaliera tollerabile per il bpa da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno a 4 µg/kg. È una dose temporanea, in attesa che nuovi studi, come quello del National Toxicology Program statunitense, siano disponibili. L’Efsa, infatti, si è impegnata a valutare di nuovo il bpa nel 2017. Per il momento, l’unica raccomandazione è quella di ridurre la propria esposizione al bpa da alimenti e altre fonti.

Anche “Altroconsumo” ha condotto una ricerca a questo proposito eseguendo dei test direttamente sull’acqua in cui risulta che nelle acque minerali non vi è traccia di bisfenolo, che invece è presente nei contenitori rigidi a base di policarbonato, come nei classici biberon di plastica (anche se in questi ultimi anni il suo utilizzo è stato vietato), nei boccioni dell'acqua e, anche in un modello di ciuccio per bambini. 

In ogni caso Le bottiglie in PET sono progettate per essere utilizzate una sola volta. Una volta svuotate, dovrebbero essere smaltite.
Il riutilizzo potrebbe intaccarne le caratteristiche sia tecnologiche che chimiche, quindi permettere che la plastica venga a contatto più facilmente con gli alimenti. 
Anche se l'acqua risulta piuttosto inerte per quanto riguarda la capacità di estrarre dai contenitori eventuali molecole indesiderate, è preferibile optare per un'alternativa. Le bottiglie in vetro sono un ottimo compromesso, perché sono facilmente lavabili (anche alle alte temperature) e garantiscono quindi una maggior igiene.
Ne ho viste pubblicizzate anche rivestite di plastica colorata, molto carine e sicure

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