Che
sia salutare lo sappiamo tutti, anche se non tutti lo impieghiamo in cucina a
causa di quella sua naturale piccantezza, ma viste le note proprietà varrebbe
la pena provare ad inserirlo nei nostri piatti, cominciando con dosi molto
piccole.
Ma
vediamo insieme cosa contengono 100 grammi di peperoncino: 1.2g di olio
essenziale, 12.5g di olio fisso, 20g di cellulosa, 0.05g di capsaicina,
oleoresina, capsantina, colorante carotenoide rosso, quercitina, esperidina,
erodietina, acido malonico, citroflavonoidi, lecitina, vitamina C, vitamina PP,
vitamina E, vitamina K, vitamina P, vitamina A, sali minerali (potassio, rame,
ferro)…mica male!
Tra tutte le sue componenti a spiccare è la capsaicina, una sostanza dotata di
interessanti attività fitoterapeutiche, che è poi la stessa maolecola responsabile
del suo sapore violento e piccante. La capsaicina, concentrata nei semi, ma soprattutto
nei filamenti a cui i semi sono attaccati, è nota per le sue proprietà digestive
antiossidanti, antibatteriche.
La capsaicina
è una sostanza liposolubile, per combattere il bruciore al palato
derivante da un'eccessiva ingestione di peperoncino, è buona regola bere yogurt
o latte o masticare un pezzo di pane all’olio, o un boccone di grana, l'acqua non serve.
Il peperoncino pur essendo più
tollerato del pepe, va consumato con cautela in relazione alla tolleranza
individuale; tradizionalmente controindicato per chi soffre di acidità di
stomaco, ulcera peptica, reflusso gastroesofageo ed emorroidi, alcuni studi
clinici suggeriscono come l'uso costante di peperoncino possa addirittura
prevenire alcune di queste patologie.
In uno studio che ha coinvolto quasi
490 mila persone un gruppo di ricercatori Cinesi ha svelato che il cibo
piccante potrebbe aiutare a vivere più a lungo. L'analisi dei dati
raccolti dagli autori nel corso di 7 anni, pubblicato sul British Medical
Jurnal ha evidenziato un'associazione tra il consumo di cibi piccanti e una minore
incidenza della mortalità tale per cui rispetto a chi mangia piccante meno
di una volta alla settimana chi mette quasi tutti i giorni un po' di piccante
nel piatto corre un rischio di decesso inferiore del 14%.
Una simile associazione è stata
osservata concentrando l'attenzione sui decessi associati ai tumori,
alle malattie cardiache ischemiche e alle malattie respiratorie.
Sembra inoltre che mangiare piccante sia un'abitudine associata anche a un
minor rischio di diabete.
Per ottenere maggiori benefici sembra
però indispensabile un requisito: non bere alcolici.
I ricercatori ipotizzano che fra i
principi attivi responsabili dell'effetto protettivo dei cibi piccanti ci siano
la vitamina C e la capsaicina, i benefici osservati sembrano
essere maggiori quando il peperoncino viene utilizzato fresco piuttosto che
secco.
Un noto fitoterapeuta, spesso in TV, dr. Ciro Vestita, consiglia di assumere
quotidianamente un piccolo peperoncino intero inserendolo in un pezzo di
mollica di pane ed ingoiarlo intero.
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