sabato 3 settembre 2016

Peperoncino, l’oro rosso in cucina

Che sia salutare lo sappiamo tutti, anche se non tutti lo impieghiamo in cucina a causa di quella sua naturale piccantezza, ma viste le note proprietà varrebbe la pena provare ad inserirlo nei nostri piatti, cominciando con dosi molto piccole.
Ma vediamo insieme cosa contengono 100 grammi di peperoncino: 1.2g di olio essenziale, 12.5g di olio fisso, 20g di cellulosa, 0.05g di capsaicina, oleoresina, capsantina, colorante carotenoide rosso, quercitina, esperidina, erodietina, acido malonico, citroflavonoidi, lecitina, vitamina C, vitamina PP, vitamina E, vitamina K, vitamina P, vitamina A, sali minerali (potassio, rame, ferro)…mica male!


Tra tutte le sue componenti a spiccare è la capsaicina, una sostanza dotata di interessanti attività fitoterapeutiche, che è poi la stessa maolecola responsabile del suo sapore violento e piccante. La capsaicina, concentrata nei semi, ma soprattutto  nei filamenti a cui i semi sono attaccati, è nota per le sue proprietà digestive antiossidanti, antibatteriche.
La capsaicina è una sostanza liposolubile, per combattere il bruciore al palato derivante da un'eccessiva ingestione di peperoncino, è buona regola bere yogurt o latte o masticare un pezzo di pane all’olio, o un boccone di grana,  l'acqua non serve.

Il peperoncino pur essendo più tollerato del pepe, va consumato con cautela in relazione alla tolleranza individuale; tradizionalmente controindicato per chi soffre di acidità di stomaco, ulcera peptica, reflusso gastroesofageo ed emorroidi, alcuni studi clinici suggeriscono come l'uso costante di peperoncino possa addirittura prevenire alcune di queste patologie.

In uno studio che ha coinvolto quasi 490 mila persone un gruppo di ricercatori Cinesi ha svelato che il cibo piccante potrebbe aiutare a vivere più a lungo. L'analisi dei dati raccolti dagli autori nel corso di 7 anni, pubblicato sul British Medical Jurnal ha evidenziato un'associazione tra il consumo di cibi piccanti e una minore incidenza della mortalità tale per cui rispetto a chi mangia piccante meno di una volta alla settimana chi mette quasi tutti i giorni un po' di piccante nel piatto corre un rischio di decesso inferiore del 14%.
Una simile associazione è stata osservata concentrando l'attenzione sui decessi associati ai tumori, alle malattie cardiache ischemiche e alle malattie respiratorie. Sembra inoltre che mangiare piccante sia un'abitudine associata anche a un minor rischio di diabete.
Per ottenere maggiori benefici sembra però indispensabile un requisito: non bere alcolici.
I ricercatori ipotizzano che fra i principi attivi responsabili dell'effetto protettivo dei cibi piccanti ci siano la vitamina C e la capsaicina, i benefici osservati sembrano essere maggiori quando il peperoncino viene utilizzato fresco piuttosto che secco. 

Un noto fitoterapeuta, spesso in TV, dr. Ciro Vestita, consiglia di assumere quotidianamente un piccolo peperoncino intero inserendolo in un pezzo di mollica di pane ed ingoiarlo intero.

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