venerdì 30 settembre 2016

Occhio al frigorifero!

Nessun commento:
Una ricerca dell'Università di Padova, pubblicata sulla rivista “Food Control”  mette in risalto un pericolo:  il frigorifero!
“Il frigorifero un ricettacolo di batteri, spesso pericolosi”. Lo sostengono un gruppo di studenti della facoltà di Veterinaria  dell’ateneo di Padova, che ci invitano a curare di più l’igiene del nostro frigorifero.
Sembrerebbe che la parte più sporca del frigo sia il pianale di fondo dove albergano i più svariati ceppi batterici.
L’indagine, effettuata su 293 apparecchi domestici, ha permesso di evidenziare oltre a varie muffe (nel 15% dei casi), diversi batteri. Alcuni innocui, come lo Pseudomonas, (22%) che prolifera al freddo, o lo Pseudomonas fluorescens, chiamato così perché produce un pigmento fluorescente (quello delle "mozzarelle blu" per intederci), la fluoresceina. Ma sono stati rilevati anche altri microrganismi, questa volta patogeni: in otto casi la Salmonella (1,4% dei campioni) e anche i più pericolosi Bacillus cereus (5,6%) o gli stafilococchi coagulasi positivi (4%), che con il tempo si insediano nei cibi mal conservati e possono provocare intossicazioni alimentari.
La carica batterica, come si diceva, tende a concentrarsi soprattutto sul piano di fondo del frigo (61%), piuttosto che sulle pareti (39%), anche a causa di frutta e verdura o altri alimenti fraschi che vi vengono riposti o dei liquidi che tendono a colare dai ripiani superiori.


Come fare ad assicurare sempre l’igiene nel nostro frigorifero?
Ecco le dieci regole consigliate dal ministero della Salute:
1. Mantenere la temperatura interna sempre intorno ai 4-5 °C e collocare il frigorifero lontano da fonti di calore. Aprirlo solo al bisogno e richiuderlo in breve tempo;
2. Ogni zona del frigo ha una temperatura diversa: il punto più freddo è la mensola più bassa, subito al di sopra del cassetto per le verdure (circa 2 °C), mentre la parte meno fredda è lo sportello. Tenerne conto quando si posiziona il cibo;
3. Ciascun alimento ha la sua temperatura di conservazione: carne e pesce vanno posti nel comparto più in basso e consumati entro 24 ore, o due giorni in caso di pollo o tacchino. Nel cassetto in basso si conservano verdure e frutta. Nella parte centrale del frigo si dispongono invece uova, latticini, dolci a base di creme e panna e alimenti da conservare in frigorifero “dopo l’apertura”. Le mensole all’interno della porta sono i punti più caldi del frigorifero, ideali per le bevande;
4. Non conservare gli alimenti oltre la data di scadenza;
5. Non tutti i cibi vanno refrigerati e anzi potrebbero danneggiarsi al freddo: per esempio la frutta esotica, gli agrumi (diventano amari), pomodori, fagiolini, cetrioli, zucchine e pane;
6. Non riporre mai in frigorifero alimenti bollenti o caldi per evitare condense e bruschi innalzamenti di temperatura del ripiano;
7. Separare gli alimenti crudi da quelli cotti: i batteri presenti nei primi potrebbero trasmettersi al cibo già cotto dando vita alla cosiddetta contaminazione crociata;
8. Utilizzare recipienti puliti e chiusi: meglio ancora nelle confezioni originali, perché queste riportano la scadenza e indicazioni di conservazione. I cibi preparati in casa devono essere riparati con un coperchio;
9. Pulire regolarmente il frigorifero con acqua e bicarbonato o aceto, o con prodotti specifici, evitando gli accumuli di ghiaccio sulle pareti;
10. No alle provviste troppo abbondanti: il frigo non va sovraccaricato. È buona norma, inoltre, riporre gli alimenti acquistati di recente sotto o dietro quelli già presenti.

giovedì 22 settembre 2016

Chef in 5 mosse

Nessun commento:
Oggi vorrei portare alla vostra attenzione un’iniziativa davvero interessante, organizzata dal Mangiarsano di Crema, il Corso Base di Cucina Naturale.
Il corso riunisce in sè la pratica e la teoria dell’alimentazione che Luciana ed Antonella propongono presso il loro spazio Mangiarsano in via Tensini, 7. 


Io ho partecipato ad uno dei loro corsi, 7 o 8 anni fa e tante delle indicazioni e tecniche che ho imparato, continuano ad arricchire la mia pratica di cucina quotidiana.
Da dieci anni insegnano a cucinare piatti equilibrati, gustosi e veloci, in armonia con la stagione, senza l’utilizzo di grassi d’origine animale (carni, latticini e uova). I dolcificanti usati per la preparazione dei dolci sono malto di riso, succo di mela e sciroppo d’acero.
Il corso completo è di 5 lezioni, ma potendo partecipare anche a lezioni singole, vi invito a provare, resterete davvero soddisfatti. Io per esempio mi iscrivo alla serata del 8 novembre, si cucina insieme e si mangia insieme, se qualcuno si vuole unire a me….

Calendario lezioni: dalle 19.30 alle 22
Martedi: 18, 25 ottobre - 8, 15, 22 novembre
Corso completo di 5 lezioni € 140 (lezione singola € 30)                                             

Prima lezione                        
Cottura base del riso integrale
Gomasio
Sushi di riso vegetariano
Tofu marinato al forno
Verdure al Vapore
Cremino al caffe' d'orzo

Seconda lezione
Zuppa di Miso
Miglio e zucca
Cotolette di seitan alla milanese/chips di Tempeh
Verdure Pressate all'umeboshi
Mousse Melarancia

Terza lezione
Quinoa
Frittata di Ceci
Verdure Scottate
Muffins

Quarta lezione
Farro Fantasia
Mousse di Lenticchie Rosse
Verdure Saltate con Arame
Croccante

Quinta lezione
Zuppa d'Orzo
Azuki Zucca e Kombu
Verdure in Besciamella
Torta Carote e Cocco (senza glutine)
Lezione teorica sulla Scienza dell’Alimentazione ed Energia del Cibo

Per informazioni e prenotazioni
MANGIARSANO VIA TENSINI 7A CREMA
0373 82058 - 347 0653432 – 335 5755421

sabato 17 settembre 2016

Riutilizzare bottigliette in plastica, un pericolo invisibile

Nessun commento:
Quest’estate, in più occasioni mi è capitato di leggere articoli, anche proposti da riviste autorevoli, in cui si sottolinea quanto sia pericoloso riutilizzare bottiglie di plastica, per capirci meglio, dopo averne consumato l’acqua, riempirle con altra acqua da bere.

Due i problemi riscontrati:
Il primo igienico, effettivamente il rischio di tipo igienico c’è, quando si beve da una bottiglietta, normalmente, lo si fa direttamente, senza quindi utilizzare il bicchiere, soprattutto se la bottiglia è da 500 cc. La nostra bocca non è sterile, quindi sono i nostri stessi microbi che proliferano in una bottiglia riutilizzata, una vera e propria contaminazione microbiologica causata dalla nostra bocca.
Il secondo, la presenza di sostanze nocive
Le bottiglie tradizionali realizzate in Pet, con il calore si potrebbero degradare e rilasciare acetaldeide e antimonio. Secondo le disposizioni dell’Unione Europea, il limite massimo consentito di acetaldeide è di 6 milligrammi per Kg di alimento. Una soglia che nelle nostre bottigliette è rispettata. L’antimonio si sprigiona, invece, solo al contatto con liquidi bollenti o nel microonde.

Il bpa (bisfenolo-A), una sostanza chimica usata insieme al policarbonato per produrre bottiglie per bibite, biberon e stoviglie di plastica. Non si può escludere che il bpa possa finire nelle bevande e nei cibi che mangiamo.
E’ tuttora in corso uno studio voluto dall’autorità europea per la sicurezza alimentare
A cui partecipano esperti internazionali

La decisione è stata presa in seguito a un rapporto dell’Istituto nazionale olandese per la sanità e l’ambiente, che solleva timori in merito agli effetti del bpa sul sistema immunitario di feti e bambini. Già nel dicembre 2014 l’Efsa aveva ridotto la dose giornaliera tollerabile per il bpa da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno a 4 µg/kg. È una dose temporanea, in attesa che nuovi studi, come quello del National Toxicology Program statunitense, siano disponibili. L’Efsa, infatti, si è impegnata a valutare di nuovo il bpa nel 2017. Per il momento, l’unica raccomandazione è quella di ridurre la propria esposizione al bpa da alimenti e altre fonti.

Anche “Altroconsumo” ha condotto una ricerca a questo proposito eseguendo dei test direttamente sull’acqua in cui risulta che nelle acque minerali non vi è traccia di bisfenolo, che invece è presente nei contenitori rigidi a base di policarbonato, come nei classici biberon di plastica (anche se in questi ultimi anni il suo utilizzo è stato vietato), nei boccioni dell'acqua e, anche in un modello di ciuccio per bambini. 

In ogni caso Le bottiglie in PET sono progettate per essere utilizzate una sola volta. Una volta svuotate, dovrebbero essere smaltite.
Il riutilizzo potrebbe intaccarne le caratteristiche sia tecnologiche che chimiche, quindi permettere che la plastica venga a contatto più facilmente con gli alimenti. 
Anche se l'acqua risulta piuttosto inerte per quanto riguarda la capacità di estrarre dai contenitori eventuali molecole indesiderate, è preferibile optare per un'alternativa. Le bottiglie in vetro sono un ottimo compromesso, perché sono facilmente lavabili (anche alle alte temperature) e garantiscono quindi una maggior igiene.
Ne ho viste pubblicizzate anche rivestite di plastica colorata, molto carine e sicure

venerdì 9 settembre 2016

Una giornata dedicata al benessere

Nessun commento:
Domenica 11 settembre al Castello di Pandino si terrà un evento organizzato dall’Associazione AISM. Una giornata di benessere totale e degustazione con il banchetto offerto dalle amiche di Mangiarsano, della gastronomiaa vegetariana e biologica di Crema.



sabato 3 settembre 2016

Peperoncino, l’oro rosso in cucina

Nessun commento:
Che sia salutare lo sappiamo tutti, anche se non tutti lo impieghiamo in cucina a causa di quella sua naturale piccantezza, ma viste le note proprietà varrebbe la pena provare ad inserirlo nei nostri piatti, cominciando con dosi molto piccole.
Ma vediamo insieme cosa contengono 100 grammi di peperoncino: 1.2g di olio essenziale, 12.5g di olio fisso, 20g di cellulosa, 0.05g di capsaicina, oleoresina, capsantina, colorante carotenoide rosso, quercitina, esperidina, erodietina, acido malonico, citroflavonoidi, lecitina, vitamina C, vitamina PP, vitamina E, vitamina K, vitamina P, vitamina A, sali minerali (potassio, rame, ferro)…mica male!


Tra tutte le sue componenti a spiccare è la capsaicina, una sostanza dotata di interessanti attività fitoterapeutiche, che è poi la stessa maolecola responsabile del suo sapore violento e piccante. La capsaicina, concentrata nei semi, ma soprattutto  nei filamenti a cui i semi sono attaccati, è nota per le sue proprietà digestive antiossidanti, antibatteriche.
La capsaicina è una sostanza liposolubile, per combattere il bruciore al palato derivante da un'eccessiva ingestione di peperoncino, è buona regola bere yogurt o latte o masticare un pezzo di pane all’olio, o un boccone di grana,  l'acqua non serve.

Il peperoncino pur essendo più tollerato del pepe, va consumato con cautela in relazione alla tolleranza individuale; tradizionalmente controindicato per chi soffre di acidità di stomaco, ulcera peptica, reflusso gastroesofageo ed emorroidi, alcuni studi clinici suggeriscono come l'uso costante di peperoncino possa addirittura prevenire alcune di queste patologie.

In uno studio che ha coinvolto quasi 490 mila persone un gruppo di ricercatori Cinesi ha svelato che il cibo piccante potrebbe aiutare a vivere più a lungo. L'analisi dei dati raccolti dagli autori nel corso di 7 anni, pubblicato sul British Medical Jurnal ha evidenziato un'associazione tra il consumo di cibi piccanti e una minore incidenza della mortalità tale per cui rispetto a chi mangia piccante meno di una volta alla settimana chi mette quasi tutti i giorni un po' di piccante nel piatto corre un rischio di decesso inferiore del 14%.
Una simile associazione è stata osservata concentrando l'attenzione sui decessi associati ai tumori, alle malattie cardiache ischemiche e alle malattie respiratorie. Sembra inoltre che mangiare piccante sia un'abitudine associata anche a un minor rischio di diabete.
Per ottenere maggiori benefici sembra però indispensabile un requisito: non bere alcolici.
I ricercatori ipotizzano che fra i principi attivi responsabili dell'effetto protettivo dei cibi piccanti ci siano la vitamina C e la capsaicina, i benefici osservati sembrano essere maggiori quando il peperoncino viene utilizzato fresco piuttosto che secco. 

Un noto fitoterapeuta, spesso in TV, dr. Ciro Vestita, consiglia di assumere quotidianamente un piccolo peperoncino intero inserendolo in un pezzo di mollica di pane ed ingoiarlo intero.