martedì 24 maggio 2016

Cent’anni in salute, ecco il vademecum

Torniamo a parlare di popoli centenari perché l’argomento ha suscitato molto interesse tra chi ci segue. Invito tutti a rinfrescarsi la memoria tornando al post di un mese fa.
Come avevamo detto ci sono abitudini e condizioni che accomunano questi popoli centenari, (già probabilmente favoriti dalla genetica), e dallo studio di queste abitudini o stili di vita alcuni ricercatori hanno stilato un elenco di 15 punti che ora vi riporto in sintesi, come se fosse un vademecum di lunga vita.

1. Nutrirsi di vegetali di stagione di varietà diverse, ed essicarle o metterle sott’aceto per il resto dell’anno. Fra i cibi della longevità ci sono le verdure a foglia verde. Sull’isola greca d’Ikaria ce ne sono più di 75 varietà che vi crescono spontanee. 



2. Mangiare la carne non più di due volte a settimana
mangiare carne non come piatto forte del pasto, ma come contorno o per insaporire degli altri piatti.
Limitare il consumo della carne cucinata a mezzo etto o anche meno cinque volte al mese, preferendo il pollo, l’agnello o il maiale provenienti da allevamenti a gestione domestica. Nelle aree dei popoli centenari la carne proviene da animali liberi di procacciarsi il proprio cibo e pascolare, cosa che con tutta probabilità porta a livelli più elevati di acidi grassi Omega-3.

3. Mangiare fino a 85 grammi di pesce ogni giorno
La ricerca “Adventist Health Study 2”, che ha seguito 96 mila americani sin dal 2002, ha scoperto che le persone che seguivano una dieta fondata sulle verdure, che includeva una piccola porzione di pesce fino a un massimo di una volta al giorno, era anche quella che viveva di più. Le scelte migliori sono quelle che si concentrano sulla fascia mediana della catena alimentare, cioè su specie come le sardine, le acciughe e i merluzzi, che non sono altrettanto soggetti ad alti livelli di mercurio e altri agenti chimici.

4. Ridurre i prodotti caseari
Il sistema digestivo degli esseri umani non è predisposto per il latte di mucca, che per inciso è ricco di grassi e di zuccheri. I popoli centenari di questo studio il calcio se lo prendono dalle piante (l’equivalente di una tazza di cavolo riccio, ad esempio, contiene la medesima quantità di calcio che si trova in una tazza di latte). Ma va comunque sottolineato che gli abitanti dell’isola Ikaria e della sardegna  consumano comunemente i prodotti derivati dal latte di pecora e di capra, come lo yogurt e il formaggio.

5. Tre uova ogni settimana
Le persone che appartengono ai popoli centenari tendono a mangiare un solo uovo alla volta, fino a tre volte alla settimana, generalmente abbinato a cereali, verdure e frutta ad esempio gli abitanti di Nicoya lo friggono per poi infilarlo all’interno di una tortilla di mais, mentre a Okinawa lo fanno bollire in una zuppa.

6. ogni giorno mezza tazza di legumi cotti
A Nicoya sono fagioli neri, a Okinawa sono fagioli di soia, nel Mediterraneo sono lenticchie, ceci e fagioli bianchi: i legumi sono un elemento cardine delle diete dei popoli centenari. In media, i legumi contengono proteine al 21 per cento, carboidrati complessi al 77, e solo pochi grassi. Inoltre rappresentano un’eccellente fonte di fibre, e sono ricchi di una quantità di nutrienti per grammo superiore a qualsiasi altro alimento del pianeta. Consumarne almeno mezza tazza al giorno ci permette di garantire metà del nostro apporto necessario di vitamine e minerali.

7. Passate ai lieviti naturali o di frumento integrale
Quasi per tutti i popoli centenari il pane è un alimento base.
Ma non pensiamo al pane che si acquista generalmente in panetteria (bianco e raffinato) ma ad un pane che si avvicina molto a quello che proponiamo come Gruppo di Acquisto: sull’isola d’Ikaria, così come in Sardegna, il pane lo si fa con una grande varietà di grani interi al cento per cento, incluso grano, segale e orzo — ciascuno dei quali è in grado d’offrire una vasta gamma di nutrienti e grandi quantità di fibre. In altre zone di popoli centenari si usa pane con lievito madre, con quel tipico sapore per  leggermente acido. Il risultato è un tipo di pane che è addirittura in grado di abbassare il carico glicemico di un pasto (inoltre ha una quantità di glutine inferiore al cosiddetto pane “senza glutine”).


Nel prossimo post completeremo il vademecum con le ultime 8 azioni di salute.

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