martedì 5 aprile 2016

Il burro torna sulle tavole dei salutisti… ma con moderazione

Nelle mie ricerche quotidiane ho trovato un articolo pubblicato sul British Medical Journal, firmato dal cardiologo Aseem Malhotra dedicato al ruolo dei grassi saturi nelle patologie cardiovascolari, lui in realtà si esprimeva così “è arrivato il momento di dire basta al mito dei grassi saturi nelle malattie cardiache”…vuol forse dire che possiamo tornare a spalmare burro su pane, pasta, con gli spinaci e la marmellata?
Effettivamente non sono pochi i ricercatori che stanno “riabilitando” i grassi saturi di origine animale, ma cosa ci sarà di effettivamente fondato in queste nuove pubblicazioni?
Sempre Aseem Malhotra, sostiene che i veri colpevoli delle patologie cardiovascolari vanno ricercati tra gli alimenti altamente processati dell’industria alimentare: i grassi idrogenati, il sale, gli zuccheri.
Gli zuccheri in particolare sono alla base della sindrome metabolica, quel quadro di sintomi, dall’obesità alla glicemia alta, che comporta un alto rischio per il cuore (vedi nostro post sull'indiceglicemico).


Secondo uno studio dell’Università di Cambridge il burro è ricco di vitamina A, D, K ed E, che insieme al selenio sono essenziali per il sistema nervoso e immunitario; Anche il Time ha recentemente “riabilitato” il burro, dedicandoli una copertina: “Mangiate il burro”.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità la principale causa di ipercolesterolemia, ovvero l’eccesso di colesterolo resta un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi, tra cui il burro.

In attesa che sia fatta un po’ di chiarezza, vediamo insieme le caratteristiche nutrizionali del burro.
Il burro come tutti sappiamo si ottiene dalla lavorazione della crema ricavata dal latte o dal siero di vacca.
Contiene: circa l’84% di grassi, circa il 16% di acqua, proteine di elevato valore biologico 0,4-0,8% e lattosio 0,5-1%.
La frazione grassa comprende anche fosfolipidi, steroli e colesterolo, considerate che in 100 g di burro ci sono circa 250 mg di colesterolo. Il burro è fonte di vitamine liposolubili, oltre ai sali minerali, di calcio, di selenio e di fosforo. Ogni 100 gr. di burro corrispondono a 717calorie.
Anche dal punto di vista tecnologico il burro è un buon alimento, viene ottenuto solamente con procedimenti fisici, senza l’impiego di additivi e conservanti.
Il burro è facilmente digeribile soprattutto se consumato crudo.

Volendo tirare le somme tra le tante autorevoli opinioni a riguardo, potremmo dire che non è necessario bandirlo totalmente dalle nostre tavole, ma nel rispetto dei principi della sana dieta mediterranea impiegarlo una o due volte alla settimana, lasciando invece all’olio extravergine d’oliva lo scettro del “principe” della tavola.
In ogni caso anche nella scelta del burro si deve fare un ragionamento sulla qualità del prodotto.  Quando è di ottima qualità il burro si riconosce anche dall’aspetto e dal profumo: compatto, lucido e di colore leggermente tendente al giallo se prodotto in estate, più chiaro se prodotto in inverno.
Assicuriamoci sempre che sia un burro italiano e, se poi lo scegliamo di montagna e biologico, penso che lo possiamo mangiare anche una volta in più!
Come sempre le “parole chiave” restano: qualità e moderazione.
Secondo lo chef Oldani, il burro resta il protagonista nelle prime colazioni con pane e marmellata, nelle mantecature, per saltare in padella gli ortaggi di stagione, come asparagi, biete e spinaci.  


Personalmente ve lo consiglio sul crostino di “pane della salute” con un filetto di acciuga.

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