Oggi mi avventuro in un argomento caldo: il latte.
Ho aspettato alcuni mesi a parlarne perché fare sintesi tra tutte le ricerche
che esistono a questo riguardo non è stato facile.
Cominciamo con il dire che Il latte è ricco
di Calcio, Fosforo e Vitamine
del gruppo B e D, proteine, zuccheri e acidi grassi. Le linee guida italiane in accordo con quelle
internazionali, consigliano un consumo nella popolazione adulta di 2-3 porzioni
al giorno: pari a 250-375 millilitri. A queste vanno aggiunte tre razioni
settimanali di formaggio: da 50 o 100 grammi, a seconda che sia stagionato o
fresco.
Spesso nei miei post cito gli studi della dott.ssa
Anna Villarini, biologa ed esperta di alimentazione e cancro, collaboratrice
dell’Istituto Tumori di Milano. Leggendo i suoi testi e le sue più recenti
dichiarazioni il latte sarebbe da
evitare o perlomeno da ridurne al minimo il consumo.
“E’
stato dimostrato che alcune proteine contenute nel latte animale e umano
stimolano la produzione di IGF -1 (una molecola che promuove la crescita cellulare)
facendone innalzare i livelli nel sangue. Questa molecola è molto utile per la
crescita del bambino e per l’adulto quando ci sono tessuti da riparare. Ma
livelli elevati di IGF-1, nell’adulto, dovuti anche al consumo quotidiano di
latte, sono stati correlati a un maggior rischio di sviluppare alcuni tipi di
tumore”.
Altri autorevoli studi e cito per esempio uno
studio pubblicato da Johanna Lampe, docente di epidemiologia all’Università di Washington sul Journal
of American College of Nutrition: «Le associazioni tra il consumo di latte e
prodotti derivati e il rischio di sviluppare un cancro, nella
maggior parte dei casi, sono state esaminate in pochi studi e i dati
disponibili sono incoerenti e incompleti».
Effettivamente esistono dei riscontri, ma non
sufficienti da incriminare definitivamente latte e derivati. Le tipologie di
tumore sono tantissime, ed in comune hanno la crescita incontrollata di alcune
particolari cellule, ma ogni tumore è diverso e riconosce svariati fattori di
rischio.
Gli studi condotti finora non sono stati in grado
di rispondere alla domanda che oggi anche noi ci stiamo ponendo: latte si o
latte no?
Pertanto così come cavoli, pomodori, aglio, curcuma e radici
amare - da soli - non fanno miracoli, un consumo moderato di latte e
latticini non "condanna" nessuno al cancro.
Addirittura studi recenti
attribuiscono al latte un certo beneficio protettivo nei confronti del
tumore del colon e della vescica.
«Ci
sono diverse prove che segnalano un probabile effetto protettivo del latte, ma
soprattutto dei latticini, particolarmente ricchi di calcio, rispetto al tumore
del colon-retto». - Johanna Lampe Annals of Oncology. A
questo riguardo, il calcio è ritenuto in grado di legare i fattori infiammatori
degli acidi biliari e di ridurre la proliferazione e la differenziazione
cellulare.
Per quanto riguarda il tumore alla prostata una
metanalisi pubblicata sull’American
Jurnal of Clinical Nutrition ha evidenziato un rischio più alto di
sviluppare la malattia tra i consumatori di dosi maggiori di prodotti
lattiero-caseari.
Tumore del seno e consumo di latte e derivati.
Le evidenze finora raccolte sono controverse e qui le fonti da citare sarebbero
davvero numerose, volendo fare una sintesi ad oggi appare molto improbabile che
il consumo in dosi moderate di latte e latticini possa condizionare la comparsa
della malattia. Prudenza è invece
raccomandata con i derivati del latte ricchi in grassi alle donne già
colpite da un tumore al seno. Uno studio pubblicato sul Jurnal of the National Cancer Institute ha infatti evidenziato un rischio più alto di incorrere in una
recidiva tra le consumatrici più assidue. La causa andrebbe
riconosciuta negli elevati livelli di estrogeni che si misurano nel grasso animale.
Per quanto riguarda l’osteoporosi, uno studio svedese di tipo osservazionale e
apparso sul British
Medical Jurnal escluderebbe un ruolo protettivo del latte nei confronti
delle fratture, sebbene si tratti di una mera osservazione e non del riscontro
di un legame certo tra causa ed effetto.
Il lattosio e il galattosio, contenuti nel latte sarebbero
responsabili, (secondo le evidenze tratte da alcuni studi condotti su animali),
dell’aumento dei livelli di infiammazione cronica, di un maggior rischio
per le malattie cardiovascolari e di una rapida accelerazione dei meccanismi
di senescenza.
Più
opportuna, invece, è la scelta di yogurt e formaggifermentati, associati a una più rara insorgenza di
fratture ossee e consigliati, in ragione del basso contenuto di zuccheri, dei
benefici apportati alla flora intestinale, dei possibili effetti
antinfiammatori indotti da alcune sostanze probiotiche e protettivi nei
confronti delle malattie cardiovascolari.
Non è soltanto bevendo il latte che si tutela la
salute delle ossa, l’osteoporosi è una malattia multifattoriale, su cui incide
la ridotta capacità di assorbimento intestinale, la menopausa, la scarsa
esposizione ai raggi solari, la sedentarietà.
Il calcio è un minerale importante, ma si
può assumere anche attraverso l’acqua, i cavoli, le verdure a foglia verde e le
mandorle i semi di soia, il tofu, le noci e le mandorle e le
sardine.
Per finire
ricordiamoci che il latte può
contenere sostanze estranee che dipendono principalmente dal tipo di
allevamento e mangimi utilizzati per nutrire le vacche. E’ possibile trovare
nel latte prodotto da vacche cresciute in allevamenti intensivi, tracce di pesticidi, fertilizzanti o altre
sostanze chimiche utilizzate nei foraggi, persino tracce di antibiotici. A questo riguardo una
garanzia è rappresentata dal prodotto
biologico.
Risulta inoltre che il latte da allevamento biologico
è meno ricco di acidi grassi saturi e più ricco di acidi grassi monoinsaturi,
polinsaturi e Vit E. Ancora meglio se le vacche sono allevate in montagna.
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