martedì 26 gennaio 2016

Latte sì o latte no?

Oggi mi avventuro in un argomento caldo: il latte. Ho aspettato alcuni mesi a parlarne perché fare sintesi tra tutte le ricerche che esistono a questo riguardo non è stato facile.
Cominciamo con il dire che Il latte è ricco di  Calcio, Fosforo e Vitamine del gruppo B e D, proteine, zuccheri e acidi grassi.  Le linee guida italiane in accordo con quelle internazionali, consigliano un consumo nella popolazione adulta di 2-3 porzioni al giorno: pari a 250-375 millilitri. A queste vanno aggiunte tre razioni settimanali di formaggio: da 50 o 100 grammi, a seconda che sia stagionato o fresco.

Spesso nei miei post cito gli studi della dott.ssa Anna Villarini, biologa ed esperta di alimentazione e cancro, collaboratrice dell’Istituto Tumori di Milano. Leggendo i suoi testi e le sue più recenti dichiarazioni il latte sarebbe da evitare o perlomeno da ridurne al minimo il consumo.
“E’ stato dimostrato che alcune proteine contenute nel latte animale e umano stimolano la produzione di IGF -1 (una molecola che promuove la crescita cellulare) facendone innalzare i livelli nel sangue. Questa molecola è molto utile per la crescita del bambino e per l’adulto quando ci sono tessuti da riparare. Ma livelli elevati di IGF-1, nell’adulto, dovuti anche al consumo quotidiano di latte, sono stati correlati a un maggior rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore”.


Altri autorevoli studi e cito per esempio uno studio pubblicato da Johanna Lampe, docente di epidemiologia all’Università di Washington  sul Journal of American College of Nutrition: «Le associazioni tra il consumo di latte e prodotti derivati e il rischio di sviluppare un cancro, nella maggior parte dei casi, sono state esaminate in pochi studi e i dati disponibili sono incoerenti e incompleti».

Effettivamente esistono dei riscontri, ma non sufficienti da incriminare definitivamente latte e derivati. Le tipologie di tumore sono tantissime, ed in comune hanno la crescita incontrollata di alcune particolari cellule, ma ogni tumore è diverso e riconosce svariati fattori di rischio.
Gli studi condotti finora non sono stati in grado di rispondere alla domanda che oggi anche noi ci stiamo ponendo: latte si o latte no?
Pertanto così come cavoli, pomodori, aglio, curcuma e radici amare - da soli - non fanno miracoli, un consumo moderato di latte e latticini non "condanna" nessuno al cancro.

Addirittura studi recenti attribuiscono al latte un certo beneficio protettivo nei confronti del tumore del colon e della vescica.
«Ci sono diverse prove che segnalano un probabile effetto protettivo del latte, ma soprattutto dei latticini, particolarmente ricchi di calcio, rispetto al tumore del colon-retto». - Johanna Lampe Annals of Oncology. A questo riguardo, il calcio è ritenuto in grado di legare i fattori infiammatori degli acidi biliari e di ridurre la proliferazione e la differenziazione cellulare.

Per quanto riguarda il tumore alla prostata una metanalisi pubblicata sull’American Jurnal of Clinical Nutrition ha evidenziato un rischio più alto di sviluppare la malattia tra i consumatori di dosi maggiori di prodotti lattiero-caseari.
Tumore del seno e consumo di latte e derivati. Le evidenze finora raccolte sono controverse e qui le fonti da citare sarebbero davvero numerose, volendo fare una sintesi ad oggi appare molto improbabile che il consumo in dosi moderate di latte e latticini possa condizionare la comparsa della malattia. Prudenza è invece raccomandata con i derivati del latte ricchi in grassi alle donne già colpite da un tumore al seno. Uno studio pubblicato sul Jurnal of the National Cancer Institute ha infatti evidenziato un rischio più alto di incorrere in una recidiva tra le consumatrici più assidue. La causa andrebbe riconosciuta negli elevati livelli di estrogeni che si misurano nel grasso animale.

Per quanto riguarda l’osteoporosi, uno studio svedese di tipo osservazionale e
apparso sul British Medical Jurnal escluderebbe un ruolo protettivo del latte nei confronti delle fratture, sebbene si tratti di una mera osservazione e non del riscontro di un legame certo tra causa ed effetto.
Il lattosio e il galattosio, contenuti nel latte sarebbero responsabili, (secondo le evidenze tratte da alcuni studi condotti su animali), dell’aumento dei livelli di infiammazione cronica, di un maggior rischio per le malattie cardiovascolari e di una rapida accelerazione dei meccanismi di senescenza.
Più opportuna, invece, è la scelta di yogurt e formaggifermentati, associati a una più rara insorgenza di fratture ossee e consigliati, in ragione del basso contenuto di zuccheri, dei benefici apportati alla flora intestinale, dei possibili effetti antinfiammatori indotti da alcune sostanze probiotiche e protettivi nei confronti delle malattie cardiovascolari.
Non è soltanto bevendo il latte che si tutela la salute delle ossa, l’osteoporosi è una malattia multifattoriale, su cui incide la ridotta capacità di assorbimento intestinale, la menopausa, la scarsa esposizione ai raggi solari, la sedentarietà.
Il calcio è un minerale importante, ma si può assumere anche attraverso l’acqua, i cavoli, le verdure a foglia verde e le mandorle i semi di soia, il tofu, le noci e le mandorle e le sardine.


Per finire  ricordiamoci che il latte può contenere sostanze estranee che dipendono principalmente dal tipo di allevamento e mangimi utilizzati per nutrire le vacche. E’ possibile trovare nel latte prodotto da vacche cresciute in allevamenti intensivi, tracce di pesticidi, fertilizzanti o altre sostanze chimiche utilizzate nei foraggi, persino tracce di antibiotici. A questo riguardo una garanzia è rappresentata dal prodotto biologico.
Risulta inoltre che il latte da allevamento biologico è meno ricco di acidi grassi saturi e più ricco di acidi grassi monoinsaturi, polinsaturi e Vit E. Ancora meglio se le vacche sono allevate in montagna.

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