sabato 19 dicembre 2015

Il salmone fa davvero così bene?

Il salmone un tempo presente sulle nostre tavole quasi esclusivamente in occasione delle festività Natalizie è oggi largamente consumato tutto l’anno.
Molte le proprietà benefiche, sia consumato fresco, sia affumicato.
Proprietà benefiche dovute principalmente al suo abbondante contenuto di omega 3 e di grassi polinsaturi. Questi svolgono delle funzioni molto importanti nel nostro organismo, esercitando un’azione protettiva nei confronti di varie malattie. Alcuni studi hanno dimostrato che questi grassi possono contribuire alla prevenzione dei tumori. Tutto sta nell’effetto che gli omega 3 esprimono contrastando i radicali liberi e rallentando l’invecchiamento cellulare.
Omega 3 e grassi polinsaturi aiutano a ridurre i valori del colesterolo (cattivo) e sembrerebbe che anche le funzioni cognitive risentano positivamente nel caso di un’alimentazione che ne sia ricca.
Dal punto di vista nutrizionale il salmone è ricco di proteine, oltre che di grassi polinsaturi, di vitamine, come la B6 e la B12, e di alcuni sali minerali, in particolare il fosforo e il selenio. Basso il contenuto di sodio. 


Ed ora qualche nota critica, il salmone che troviamo comunemente in commercio è quasi esclusivamente d’allevamento, ovvero pesci allevati nelle gabbie, in cui si muovono pochissimo, “all’ingrasso” (uno dei motivi per cui il salmone d’allevamento è molto più ricco in grassi del salmone selvaggio  - notare le venature bianche! - ).
Ma i pericoli che vi inviterei a non trascurare sono anche altri:
1) i mangini dei pesci d’allevamento contengono disinfettanti, ormoni e antibiotici che possono avere effetti sulla salute di chi li consuma.
2) contengono molto spesso coloranti aggiunti per accentuare la colorazione della carne: l’Unione Europea  ha imposto un limite alla presenza di cantaxantina, colorante dannoso per la vista, nei mangimi destinati ai salmoni d’allevamento.
3) il metodo di affumicatura del salmone non è da sottovalutare; l’affumicatura migliore è quella tradizionale che prevede l’uso di legni come ginepro, lauro e rosmarino, ma quella più comunemente utilizzata e quella ottenuta con procedimento chimico, per dare artificialmente alla carne il caratteristico sapore di affumicato, senza sottoporre il salmone al procedimento classico sicuramente più costoso.
4) quarto elemento di criticità riguarda soprattutto il salmone naturale che, per le sue grandi dimensioni, si trova in cima alla catena alimentare, di conseguenza, la sua carne contiene quantità non trascurabile di mercurio ed altri metalli pesanti nocivi per la salute.

Il salmone più pregiato è il salmone rosso dell’Alaska (che accumula meno inquinanti per il fatto che vive in media solo 4 anni e la sua alimentazione è prevalentemente vegetariana), contiene un’ottima concentrazione di Omega 3 e Astaxantina, sostanza 10 volte più efficace degli altri carotenoidi.
E poi ricordiamo che più il pesce è trasformato (conserve o semi-conserve, surimi, pesce marinato, sotto sale, affumicato o essiccato), più è probabile siano stati impiegati additivi: acido benzoico, solfiti, anidride carbonica, nitrati e altri polifosfati condiscono allegramente queste preparazioni.

Concludendo, meglio acquistare salmoni selvaggi o se da allevamento che siano comunque allevati in mari freddi. Non esageriamo nei consumi pensando che l’Omega 3 sia prerogativa esclusiva del salmone, la moderazione vale anche per questo pesce dalle rinomate proprietà salutari, meglio una volta alla settimana o anche ogni 10 giorni, ma scegliendo un prodotto di qualità.  Le etichette anche in questo caso vengono in nostro aiuto.
Quindi, dedichiamo alla spesa il giusto tempo e leggiamo bene le etichette.

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