giovedì 31 dicembre 2015

Un piatto di lenticchie e buon 2016!

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Piatto d’eccellenza del capodanno italiano sono le lenticchie, sarà forse per la fama di legumi portafortuna?  
Le lenticchie, infatti simboleggiavano già ricchezza e prosperità nell’antica tradizione romana;  era infatti abitudine presso gli antichi romani, cedere in dono una piccola borsa di cuoio contenente lenticchie come gesto bene augurante, con l’augurio che le lenticchie potessero trasformarsi in monete.
Nella cultura ebraica le lenticchie simboleggiano invece il ciclo vitale e il loro uso è per questo legato alle cerimonie funebri.



Veniamo ora a qualche informazione di carattere nutrizionale, le lenticchie sono ricche di proteine vegetali e, come gli altri legumi, danno un apporto di aminoacidi che abbinati agli aminoacidi contenuti nei cereali ci permettono di ottenere proteine ad elevato valore biologico (vedi link fagioli) ma senza grassi di origine animale. Contengono inoltre buone quantità di fosforo, di calcio, di potassio, di ferro e di niacina, chiamata anche vitamina B3 o PP (la cui carenza, un tempo, era sinonimo di pellagra e il cui quadro clinico veniva chiamato «delle tre D»: demenza, dermatite e diarrea)

Le lenticchie come gli altri legumi, vanno consumate cotte, poiché a crudo il prodotto non è digeribile a causa della presenza di fattori antidigestivi che vengono distrutti dal calore.
Quando è possibile, è opportuno scegliere le lenticchie secche, rispetto a quelle in scatola, perché sono più ricche di principi nutritivi e prive di conservanti. Indubbiamente ricorrere alle lenticchie in scatola è più pratico, ma è anche importante ricordare che cuocere questo legume è veramente poco impegnativo: le lenticchie vanno mantenute in ammollo per 4 ore circa, fino ad un massimo di 12,  (generalmente è indicato sulla confezione). Un’importante accortezza da non trascurare è quella di dosare bene l’acqua quando si cucinano, in modo da evitare la perdita di vitamine e preziosi sali minerali. Per questo motivo è opportuno usare una quantità d’acqua adeguata, l’acqua deve coprire abbondantemente le lenticchie fino a ricoprirle tutte. L’ideale sarebbe poterle tenere sul fuoco lento, per circa mezz’ora o poco più, ricordiamoci inoltre di salare le lenticchie solo una volta completata la cottura.

Le lenticchie sono ottime passate al passaverdure, cotte con un buon soffritto a base di porri o semplicemente unite a un sugo di pomodori e pancetta affumicata.

Proviamo a sperimentare questa ricetta che non sembra affatto complicata e potrebbe essere una’alternativa al tradizionale abbinamento con il cotechino.

Ingredienti:
• 2 cipolle 
• 2 tazze di lenticchie cotte e scolate
• 200 g di pane integrale grattugiato
• 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
• 3 ciuffetti di timo fresco 
• noce moscata
• 1 cucchiaio di miso 
• 1 cucchiaio di tahin (crema di sesamo)
• 3 ciuffetti di prezzemolo

Tritate le cipolle e fatele imbiondire in padella con un filo di olio extravergine di oliva. Aggiungete dopo circa 10 minuti le foglioline di timo fresco, una grattata di noce moscata, il pane grattugiato, il prezzemolo tritato e le lenticchie accompagnate da una tazza d’acqua tiepida. Fate sobbollire per circa 15 minuti, quindi aggiungete il tahin e mescolate bene. Aggiungete il miso, mescolate ancora e togliete dal fuoco. Passate al passaverdure e disponete il composto in una pirofila. Infornatelo a 200 °C per circa 45-50 minuti.

Buon 2016 a tutti i nostri amici!

lunedì 28 dicembre 2015

Tra una festa e l’altra "riposo" disintossicante

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In questi giorni che dividono il Natale dal Capodanno non affatichiamo eccessivamente il nostro organismo impegnandolo in digestioni lunghissime, quindi proviamo a contenerci un po’ con il cibo e il vino e magari, approfittando di qualche ora libera, concediamoci anche il tempo per un po’ di attività all’aria aperta.
Quindi, dal 27 al 30 dicembre cerchiamo di:
  • bere molta acqua, cominciando con un paio di bicchieri alla mattina a digiuno;
  • evitare piatti elaborati, fritti, cotture lunghe, grassi animali;
  • privilegiare il consumo di frutta e verdura;
  • fare attività fisica all’aria aperta (smog permettendo!).

Ma quali ortaggi e quale frutta scegliere in particolare?
I broccoli, ad esempio, sono ricchi di sostanze capaci di attivare enzimi, che agiscono nel processo di detossificazione dell’organismo. Le verdure a foglia verde, come l’insalata, gli spinaci, il sedano e la cicoria, essendo ricchi di clorofilla, possono disintossicare dai metalli pesanti, dagli agenti inquinanti e dalle tossine. Molto utili anche i carciofi, i cardi e la catalogna che esercitano un’azione depurativa nei confronti del fegato; la cipolla che ha un effetto diuretico, facilitando lo smaltimento delle tossine; le barbabietole, che abbondano di vitamine del gruppo B e C, di magnesio, calcio, zinco, ferro e betacarotene, tutti importanti per stimolare la purificazione del corpo.
Sì ai carboidrati complessi, come la pasta integrale o meglio ancora il riso venere o il riso rosso, entrambi ricchi di sali e vitamine e noti per la loro capacità di ridurre i livelli di colesterolo.
Escludiamo per questi 4 giorni i dolci e gli alcolici e piuttosto ricorriamo a qualche tisana come ad esempio la tisana di betulla o di finocchio.

Ed ora ecco due ricettine veloci:
Riso venere con carciofi e cipolla
Pulire i carciofi e tagliarli a fettine, cuocerli con olio extravergine e abbondante cipolla rossa, aggiungendo sale ed eventualmente qualche cucchiaio d’acqua.
Far bollire il riso, scolarlo e servirlo con i carciofi, in parte trasformati in crema.

Vellutata di cardi
Mondare e sfibrare i cardi, tagliarli a tocchetti e farli bollire in poca acqua con del sale e due patate piccole, una volta cotti frullare il tutto, risulterà una crema da servire calda con del prezzemolo tritato  e dei crostini aromatizzati con aglio e olio extravergine d’oliva.

giovedì 24 dicembre 2015

Tempo di brindisi!

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Natale e capodanno si avvicinano, occasioni in cui non mancheranno i brindisi.

Per sapere qualcosa di più sugli effetti più o meno benefici del vino, vi propongo una breve intervista fatta alla dr.ssa Fernanda Menozzi, Epatologa della Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera di Crema.
Dr.ssa Menozzi, come sa in questo Blog cerchiamo di conoscere sempre meglio ciò che mangiamo e beviamo nella convinzione che una informazione corretta e aggiornata possa aiutarci e guidarci nel fare la spesa.
Oggi con lei parliamo di vino…perché non faccia male è solo una questione di quanto ne beviamo?
“L' alcol bevuto moderatamente non è fonte di pericolo per il nostro organismo. Le linee guida nutrizionali raccomandano per l'uomo l’assunzione massima di 2-3 unità (1 unità un bicchiere piccolo di vino), per le donne 1-2 unità al giorno”.

Quali sono gli organi che più risentono del consumo abituale di grosse quantità di vino, magari anche di scarsa qualità?
“Il fegato è il primo organo che deve metabolizzare l’alcol e quindi è il primo ad essere danneggiato da assunzioni eccessive. Inizialmente il danno comporta il deposito di tessuto grasso nel fegato, negli stadi finali si arriva alla cirrosi con l’insufficienza della funzione epatica. L’alcol ha effetti anche sul cervello riducendo la capacità di attenzione e la memoria, favorendo l’insorgenza della demenza. Riduce le difese immunitarie e favorisce le cardiopatie e le malattie metaboliche come il diabete. Aumenta il rischio di tumore al seno, l’infertilità e l osteoporosi”.

Le donne possono bere quanto gli uomini?
“L'organismo femminile, rispetto al maschile è più vulnerabile agli effetti dell’alcol. La donna ha una massa corporea ridotta rispetto a quella dell’uomo, ha una quantità minore di liquidi corporei e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol”.

E i giovani…
“Negli ultimi anni è aumentato il numero di adolescenti che consumano alcol e l età di assunzione del primo bicchiere è scesa a 11 -12 anni”.

A questo punto, meglio bere bianco o rosso? O è solo una questione di gusto…
“La differenza tra vino bianco e rosso non è nella qualità dell’uva. In realtà nel vino rosso viene utilizzata anche la buccia dell’acino che contiene resveratrolo, sostanza che fa bene al muscolo cardiaco. Nel vino bianco la buccia è eliminata e quindi si consigliava l’assunzione del rosso ai cardiopatici. Recenti studi dimostrano che non ci sono grandi differenze e che un bicchiere di vino al giorno di qualunque colore sia è cardioprotettivo”.

Grazie dr.ssa Menozzi, e Buon Natale a tutti!

lunedì 21 dicembre 2015

Compriamo il panettone giusto!

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Anche noi oggi parliamo del dolce della tradizione natalizia lombarda, il panettone, ma senza soffermarci sulle calorie contenute (e sono tante!), perché è un informazione che troviamo generalmente sulle confezioni ed è spesso, purtroppo, l’unica che suscita il nostro interesse.  In ogni caso per gli appassionati di conti calorici, gli esperti dicono che, se dopo aver mangiato una fetta di panettone ci dedichiamo ad una bella corsa o una passeggiata a passo sostenuto e consumiamo il pasto successivo un po’ più leggero, nessuna caloria di quella fetta di panettone ci “resterà addosso”!


Veniamo invece alla nostra etichetta…
Come scegliere il panettone? Pochi ingredienti é già un buon criterio.
In effetti per fare un buon panettone, dicono i pasticceri, servono pochi ingredienti: farina di grano tenero, uova, burro, zucchero, uvetta sultanina, canditi o cioccolato e lievito.
Ma spesso sulle etichette troviamo tutt’altro!
Attenzione quindi ad evitare prodotti contenenti grassi idrogenati, è frequente imbattersi in panettoni contenenti mono e digliceridi di acidi grassi (E 471-472).
L'utilizzo dell'uovo implica, nei prodotti non artigianali, l'aggiunta di additivi antifermentativi come l'acido sorbico e i suoi sali (E 200-203).
Anche l’uvetta sultanina in commercio può essere di diversa qualità, nei prodotti di origine biologica non contiene paraffina o l'anidride solforosa e i suoi derivati (E 220, E 221-224, 226-228) che inibisce lo sviluppo di muffe.
I canditi ovviamente meglio che provengano da agrumi non trattati; i canditi provenienti da agricoltura biologica, oltre a non essere mai colorati artificialmente, provengono con certezza da agrumeti trattati con mezzi di lotta amici dell'ambiente e della salute,mentre quelli utilizzati nella produzione “classica” potrebbero contenere additivi chimici come bifenile (E230), ortofenilfenolo e il suo sale di sodio (E 231-232).

Quindi in conclusione, il panettone mangiato a Natale o Capodanno, senza esagerare nelle quantità, non fa poi così male, purché sia di buona qualità!

sabato 19 dicembre 2015

Il salmone fa davvero così bene?

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Il salmone un tempo presente sulle nostre tavole quasi esclusivamente in occasione delle festività Natalizie è oggi largamente consumato tutto l’anno.
Molte le proprietà benefiche, sia consumato fresco, sia affumicato.
Proprietà benefiche dovute principalmente al suo abbondante contenuto di omega 3 e di grassi polinsaturi. Questi svolgono delle funzioni molto importanti nel nostro organismo, esercitando un’azione protettiva nei confronti di varie malattie. Alcuni studi hanno dimostrato che questi grassi possono contribuire alla prevenzione dei tumori. Tutto sta nell’effetto che gli omega 3 esprimono contrastando i radicali liberi e rallentando l’invecchiamento cellulare.
Omega 3 e grassi polinsaturi aiutano a ridurre i valori del colesterolo (cattivo) e sembrerebbe che anche le funzioni cognitive risentano positivamente nel caso di un’alimentazione che ne sia ricca.
Dal punto di vista nutrizionale il salmone è ricco di proteine, oltre che di grassi polinsaturi, di vitamine, come la B6 e la B12, e di alcuni sali minerali, in particolare il fosforo e il selenio. Basso il contenuto di sodio. 


Ed ora qualche nota critica, il salmone che troviamo comunemente in commercio è quasi esclusivamente d’allevamento, ovvero pesci allevati nelle gabbie, in cui si muovono pochissimo, “all’ingrasso” (uno dei motivi per cui il salmone d’allevamento è molto più ricco in grassi del salmone selvaggio  - notare le venature bianche! - ).
Ma i pericoli che vi inviterei a non trascurare sono anche altri:
1) i mangini dei pesci d’allevamento contengono disinfettanti, ormoni e antibiotici che possono avere effetti sulla salute di chi li consuma.
2) contengono molto spesso coloranti aggiunti per accentuare la colorazione della carne: l’Unione Europea  ha imposto un limite alla presenza di cantaxantina, colorante dannoso per la vista, nei mangimi destinati ai salmoni d’allevamento.
3) il metodo di affumicatura del salmone non è da sottovalutare; l’affumicatura migliore è quella tradizionale che prevede l’uso di legni come ginepro, lauro e rosmarino, ma quella più comunemente utilizzata e quella ottenuta con procedimento chimico, per dare artificialmente alla carne il caratteristico sapore di affumicato, senza sottoporre il salmone al procedimento classico sicuramente più costoso.
4) quarto elemento di criticità riguarda soprattutto il salmone naturale che, per le sue grandi dimensioni, si trova in cima alla catena alimentare, di conseguenza, la sua carne contiene quantità non trascurabile di mercurio ed altri metalli pesanti nocivi per la salute.

Il salmone più pregiato è il salmone rosso dell’Alaska (che accumula meno inquinanti per il fatto che vive in media solo 4 anni e la sua alimentazione è prevalentemente vegetariana), contiene un’ottima concentrazione di Omega 3 e Astaxantina, sostanza 10 volte più efficace degli altri carotenoidi.
E poi ricordiamo che più il pesce è trasformato (conserve o semi-conserve, surimi, pesce marinato, sotto sale, affumicato o essiccato), più è probabile siano stati impiegati additivi: acido benzoico, solfiti, anidride carbonica, nitrati e altri polifosfati condiscono allegramente queste preparazioni.

Concludendo, meglio acquistare salmoni selvaggi o se da allevamento che siano comunque allevati in mari freddi. Non esageriamo nei consumi pensando che l’Omega 3 sia prerogativa esclusiva del salmone, la moderazione vale anche per questo pesce dalle rinomate proprietà salutari, meglio una volta alla settimana o anche ogni 10 giorni, ma scegliendo un prodotto di qualità.  Le etichette anche in questo caso vengono in nostro aiuto.
Quindi, dedichiamo alla spesa il giusto tempo e leggiamo bene le etichette.

martedì 15 dicembre 2015

Il cardo, questo sconosciuto…

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Tra gli ortaggi meno noti e meno cucinati nel nostro territorio, troviamo il cardo, un ortaggio dalla forma simile al sedano e dal sapore che ricorda il carciofo, ma più delicato, e come il carciofo necessita di essere messo in acqua acidulata, con aggiunta di limone, perché non si annerisca.

Famoso è il cardo piemontese indispensabile in abbinamento alla bagna cauda.
Poche calorie, ricchissimo di fibre e acqua, ricco di antiossidanti, contiene la Silimarina che ha un effetto di protezione sul fegato e ne stimola l'attività metabolica. Aiuta a controllare il colesterolo e i trigliceridi.
Contiene sodio, potassio e calcio, vitamine del gruppo B2,  ha proprietà depurative del fegato, grazie alla sua capacità di  stimolare la secrezione biliare e  stimola la digestione.
Unico difetto che mi viene in mente è che si tratta di un vegetale impegnativo da preparare. La pulizia e la cottura del cardo richiedono un po’ di tempo e di pazienza perché necessita di essere sfibrato, dopo essere stato ben lavato.

Si tratta di una pianta molto antica, ne abbiamo le prime testimonianze durante la civiltà Egizia, sebbene l’origine sia etiope. Già a partire dal '500 nei ricettari di cucina si ritrovano i primi riferimenti sull’uso del cardo ma bisogna aspettare il '700 per trovarlo nella ricetta della bagna cauda piemontese.
Quando i cardi si aprono significa che non sono molto freschi, attenzione quindi, sempre, a quello che mettete nel carrello.


Due Curiosità
La prima: La silibinina e altri componenti del complesso della silimarina furono scoperti come benefici nel trattare malattie epatiche  conseguenti al consumo di Amanita Falliode  che comporta gravi e di soluto mortali danni al fegato (ne distrugge le cellule). Miracolosamente, la silimarina si lega alle cellule del fegato impedendo ai veleni del fungo di legarsi loro stessi, quindi bloccando il loro effetto velenoso. La silimarina è anche il grado di neutralizzare direttamente il veleno stesso, il che la rende efficace anche se presa dopo che il veleno del fungo è stato ingerito. L'estratto di cardo mariano, per questa ragione, è tenuto a portata di mano negli ospedali tedeschi dove viene somministrato in casi di emergenza per trattare gli avvelenamenti altresì fatali da Amanita falloide.
La seconda: il cardo è il simbolo nazionale della Scozia, da quando nell’anno mille gli scozzesi si salvarono da un agguato notturno da parte dell’esercito del re vichingo Haakon di Norvegia. Infatti un guerriero del re vichingo, in fase di agguato,  calpestò un cardo e gridò dal dolore svegliando gli scozzesi che quindi riuscirono a prepararsi e rispondere all’invasione vichinga.

La ricetta
Risotto con i cardi “alleggerito”
Per prima cosa lavare e sfibrare i cardi, poi tagliarli a tocchetti e farli cuocere in un buon brodo vegetale o di carne magra.
Una volta cotti, ma sempre consistenti, prenderne una metà e frullarla con un paio di cucchiai di brodo, l’altra metà invece va passata in padella con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno spicchio d’aglio schiacciato.
Ora fare un risotto con soffritto di cipolla, gr. 320 (per 4 persone) di riso carnaroli (ricco di amido), il brodo in cui abbiamo cotto anche i cardi, e a ¾ di cottura aggiungere la crema di cardi, spegnere il fuoco e arricchire con 2 cucchiai di parmigiano reggiano stagionato (24 o 36 mesi).
In ciascun piatto aggiungere un cucchiaio di tocchetti di cardo passati in padella.

L'ho definito “alleggerito” in quanto  ho preferito proporlo sostituendo la panna al brodo per frullare i cardi e il burro all’olio extravergine d’oliva per dare un po’ di croccantezza ai tocchetti da servire direttamente nel piatto, sopra al risotto.

mercoledì 9 dicembre 2015

Uova sì… purché siano di qualità

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Si avvicinano le feste, probabilmente molti di noi stanno già pensando al menù di Natale e quindi a quante uova comprare per la pasta fatta in casa, per la torta salata, per una buona crostata o per, i più audaci, per un panettone fatto in casa magari con crema di mascarpone…e uova!
Come avrete senza dubbio capito oggi parliamo di uova, sperando di offrire qualche informazione in più a chi si appresta ad acquistarle.

Innanzitutto qualche dato nutrizionale, l’uovo contiene un’alta percentuale d’acqua ed un’elevata percentuale di proteine considerate ad elevato valore biologico, ovvero contenenti tutti gli aminoacidi necessari al nostro organismo, senza dover essere abbinate ad altri alimenti. Ecco perché da sempre considerate energetiche, pur avendo non più di 150 calorie (ed un discreto potere saziante, soprattutto se consumate sode). L’albume contiene pochi grassi, poche vitamine e sali minerali, inoltre  contiene  una sostanza, l’avidina,  che riduce l’assorbimento intestinale di alcune vitamine (in particolar modo della vit H la cui carenza può provocare problemi alla pelle, affaticamento, calvizie, dolori muscolari); l’avidina viene però completamente distrutta dalla cottura, l’albume va cotto finchè diventa bianco. Il tuorlo contiene una percentuale più alta di grassi ed è ricco di colesterolo e questo motivo fa sì che le uova non siano adatte ad un consumo quotidiano, quindi è indicato un consumo non superiore a 2 uova alla settimana. L’uovo contiene anche ferro, ma è difficilmente assimilabile dall’organismo.

Delle norme igieniche relative alla manipolazione delle uova, aspetto importantissimo per la prevenzione delle tossinfezioni alimentari, abbiamo già parlato in uno dei nostri primi post, ora vediamo insieme un altro aspetto interessante legato alla qualità delle uova. Le uova come dice la dr.ssa Anna Villarini, sono ricettacolo di tutto quello che ha mangiato la gallina e di tutte le sostanze che produce quando vive in condizioni di stress; perciò possiamo mangiare con tranquillità solo quelle biologiche. Un’etichetta che riporta ”allevamento a terra” non dà alcuna garanzia sull’assenza di sostanze indesiderate, perché non dice nulla sul tipo di mangime con il quale è stata nutrita la gallina. Per questo è importante che sulla confezione sia riportata la scritta “BIO”.

Il codice delle uova che troviamo sul guscio ci fornisce una serie di dati importanti: es: 0 IT 163 CR 047
0 lo zero sta per allevamento biologico, dove, in base a precise regole, le galline devono nutrirsi in maniera naturale e mangiare solo vegetali coltivati biologicamente, inoltre le galline devono poter razzolare all’aperto per diverse ore al giorno.
1 per allevamento all’aperto
2 per allevamento a terra, dove le galline sono libere di muoversi in un ambiente chiuso, di solito in un capannone.
3 allevamento in gabbia o in batteria, dove le galline vivono in ambienti chiusi e ristretti e depongono le uova su un nastro trasportatore che le porta al confezionamento.
IT  stato di produzione
Codice numerico es 163 codice ISTAT comune di produzione
CR provincia di produzione
Codice numerico es 047 nome e luogo dell’allevamento in cui la gallina ha deposto l’uovo

lunedì 7 dicembre 2015

Poco cibo… e si vive più a lungo!

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Il post sul digiuno pubblicato la scorsa settimana ha suscitato molta curiosità, e come avevo promesso, oggi aggiungiamo un nuovo pezzo al puzzle della longevità.
Le persone che superano i 100 anni di età sono in aumento in tutto il mondo, ma in particolar modo nei Paesi in cui si segue la dieta mediterranea, quindi con poca carne rossa, pochi grassi animali, poco sale; dove non mancano: olio extravergine d’oliva, verdura, frutta, pesce, cereali (meglio se integrali) e legumi oltre ad uno stile di vita sano.


Sono numerosissimi gli studi scientifici condotti in tutto il mondo alla ricerca della ricetta di lunga vita, studiando popolazioni particolarmente longeve è emerso che i gruppi etnici in cui il cancro è meno presente, condividono alcuni tratti fondamentali: una dieta sana, una vita attiva, uno stimolo intellettuale permanente, alimentato anche da un importante ruolo nella società, e da un certo patrimonio genetico.
Si è scoperto che coloro che riescono ad invecchiare senza ammalarsi di cancro, hanno avuto prima dei 65 anni, uno stile di vita in cui l’alimentazione è sempre stata bilanciata e contenuta, si sono avvicinati ad una sorta di “digiuno” prolungato.
Valter Longo, direttore del Longevity Institute dell’Università della California, sostiene “Tutti i dati dimostrano che prima dei 60-65 anni, una dieta ricca di proteine animali è associata a un aumento del rischio di cancro di quattro volte nei 18 anni successivi e che quindi le basi per una vecchiaia sana si pongono con la dieta tenuta prima dei 65 anni. Dopo tale età i fattori si invertono: a una dieta povera di proteine è associato un alto rischio”
Gli anziani sani, sono quindi coloro che da giovani hanno avuto uno stile di vita sano e, soprattutto, hanno mangiato poco, dando così più volte possibilità al proprio sistema immunitario di rigenerarsi e di contrastare un eventuale tumore che cerchi di farsi spazio.

sabato 5 dicembre 2015

Gli appuntamenti di dicembre

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Lunedì 7 Dicembre 2015 Via Dante Alighieri 34 a Serina
Paganì Antichi Sapori Gastronoteca, un nuovo spazio aperto al pubblico, a Serina. All'evento parteciperà anche l'azienda Agricola De Toma, storica produttrice di Moscato di Scanzo, che nell'occasione presenterà le proprie idee regalo per Natale, tra cui diverse novità. Sarà possibile assaggiare i prodotti selezionati dal negozio in un ambiente rustico e caldo, con il legno che la fa da padrone. corsi di degustazione, incontri tematici sul vino, sui formaggi e sui libri.

Dal 5 all’ 8 dicembre 2015 lo spazio di Cargo in via Meucci 43 a Milano
Street Food Xmas Festival. Un atipico villaggio natalizio dove i protagonisti saranno furgoncini vintage o food truck contemporanei, caravan o ape car. L'evento - a ingresso completamente gratuito - l'Eskimo pastry food truck (un furgoncino dei gelati old style) e Farinel, che propone le miasse (piadine "medievali" di farina di mais cotte con ferri su fuoco a legna); le 20 birre di Birrabus e le trofie alla castagna di Le Pestolotte; e poi vin brulè, farinate, gnocco fritto, arepas e ovviamente hamburger.

Sabato 12 e 19 dicembre Milano via Benaco 30
FeeelingFood è un nuovo spazio dedicato ad eventi enogastronomici e a corsi di cucina inaugurato recentemente nel centro di Milano. Sergio Mei, Executive Chef.Appena inaugurato, il nuovo e poliedrico spazio di 500 mq ha già un calendario importante di corsi di cucina tenuti da grandi chef. Le lezioni sono dedicate agli appassionati che già cucinano e vogliono apprendere qualche trucco in cucina in più, partendo dalla fondamenta: la spesa, l'ideazione di un menu, organizzazione cena, mise en place. I corsi durano tutti fino alle 14.30.
Sabato 12 dicembre - Elio Sirioni (Ristorante Ceresio 7)
La Cucina semplice ma esigente: “La piacevole evoluzione della Cucina Italiana, raccontata tramite i piatti che l'hanno iniziata, sviluppati attorno ad un menù composto da 6 portate. Dalla scelta degli ingrediente, rigorosamente di qualità, all'esecuzione del piatto, il tutto raccontato con un approccio al cibo, intimo e primordiale.”
Sabato 19 dicembre - Sergio Mei
Cucinare senza stress: “L'idea del corso è nata anche per creare un momento di evasione dallo stress quotidiano, regalare un'esperienza conviviale e amichevole. L'obiettivo è quello di ricreare un ambiente familiare in cui tutti i partecipanti possano aggregarsi tra loro.”

dal 4 al 14 dicembre a Martellago, in Veneto
Mostra del Radicchio Tardivo
Se al supermercato di città la scelta si riduce solitamente a un paio di varietà e ad esemplari tutti uguali, nel paese in provincia di Venezia si raduneranno più di 60 produttori della zona. Mentre si attende l’assegnazione del premio per il miglior radicchio tardivo, è consigliata una sosta allo stand gastronomico: risotto, zuppe, involtini e dolci a base dell’amaro e tanto amato ortaggio locale.

venerdì 4 dicembre
 Biblioteca Passerini Landi - Via Carducci, Piacenza
Dai campi al convivio, una cultura antica
Presentazione del volume «Agricoltura e Alimentazione in Emilia Romagna»,
 IBC edizioni, a cura dell'autrice Zita Zanardi

15 dicembre Centro Congressi
 Università Cattolica del Sacro Cuore
 Via Emilia Parmense, 84 - Piacenza
Cibo universale, produzioni animali, custodia del creato
Giornata di studio sul dopo EXPO 2015. 

La giornata di studio è a partecipazione gratuita con iscrizione obbligatoria
All’apparenza i temi potrebbero risultare scarsamente omogenei; eppure:
non si può parlare di cibo universale (per tutti, ma anche corretto per le esigenze dell’uomo) senza che si considerino le fonti animali di cibo;
i processi produttivi di cibo (ivi compresi quelli di origine animale) non possono prescindere dai rapporti – spesso conflittuali – con i sistemi naturali.

Domenica e festivi di dicembre 2015, bresciano 
Treno dei Sapori è una recente ed esclusiva iniziativa di Trenord. Il fascino del mezzo è quello del primo '900 sul quale sono stati installati moderni impianti di aria condizionata, dispositivi multimediali ed un sistema di telecamere esterne per permettere la proiezione del paesaggio circostante sui grandi schermi interni al convoglio. Parlare del Treno dei Sapori significa parlare di un viaggio multisensoriale che coinvolge e stimola i sensi del viaggiatore attento e desideroso di provare sensazioni diverse. Viaggiare a bordo del Treno dei Sapori vuol dire gustare piatti tipici locali, assaggiare eccellenti vini della Franciacorta ed osservare gli incantevoli scenari paesaggistici offerti dai territori della Franciacorta, del lago Iseo e della Valcamonica.
TRENO DEI SAPORI CLASSIC Franciacorta e Lago d’Iseo, 
LAGO CON GUSTO con escursione in barca privata a Montisola;

SAPORI MEDIOEVALI con visita al Castello di Bornato in Franciacorta;

GUSTO DIVINO con visita del Antico Borgo S.Vitale e alla Distilleria Franciacorta;

TRENO DEI PITOTI CAMUNI con visita Parco Nazionale delle incisioni rupestri di Naquane (sito Unesco).



Welcome aperitivo con Franciacorta V.S.Q.
- Primo piatto di stagione
- Secondo piatto di salumi misti e formaggi tipici bresciani con contorni
- Dolci tipici locali
- Acqua minerale
- Vini Curterfranca bianco e rosso DOC Franciacorta
- Caffè
- Distillati della Franciacorta

Appuntamenti di Dicembre: 


domenica 13 sabato 19 domenica 20
: Il Gusto di Natale



mercoledì 2 dicembre 2015

Ma il digiuno fa bene o fa male?

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Ultimamente mi è capitato spesso di leggere articoli in cui viene citato il digiuno terapeutico. Tra tutto quello che ho trovato di scientifico a riguardo,  ho pensato di proporvi in questo primo post di dicembre, una sintesi di quanto pubblicato da Valter Longo sulla rivista “Cell Stem Cell”. Valter Longo dirige il Longevy Institute dell’Università della California, responsabile anche di un gruppo di ricerca su longevità e cancro (Istituto FIRC oncologia molecolare) di Milano.
Questo ricercatore studia da molti anni i segreti della longevità con particolare riferimento ai rapporti tra età biologica e cancro.
Tra le sue ultime scoperte ha avuto molta risonanza un lavoro piuttosto recente, in cui è stato dimostrato il ruolo del digiuno nell’incidenza del cancro e nella longevità.
“Abbiamo visto che, con periodi di digiuno di un giorno da ripetere ogni 40/60 giorni circa, il sistema immunitario, in un certo senso, si rigenera. Il digiuno spinge infatti l’organismo a risparmiare energia, questa circostanza fa si che, quelle componenti del sistema immunitario invecchiate o non funzionanti alla perfezione, si risveglino o muoiano. Alla fine del digiuno, le difese si sono abbassate, ma non appena si ricomincia ad introdurre energia ovvero si ricomincia ad alimentarsi, il sistema immunitario torna attivo, ma con elementi appena sintetizzati, biologicamente giovani. Questo effetto può essere molto utile per avere difese più capaci di proteggerci anche nei confronti dei tumori”.
Il digiuno terapeutico secondo questo studio è consigliato fino ai 65 anni.
Per oggi mi fermo qui, l’articolo è piuttosto scioccante, merita di essere “metabolizzato” bene, ma lo studio di questo ricercatore va ben oltre, quindi appuntamento alla prossima settimana con la seconda parte.