venerdì 16 ottobre 2015

L'inchiesta sul BIO di Altroconsumo

Interessante inchiesta realizzata da Altroconsumo e pubblicata sulla rivista di settembre, che immagino non tutti abbiano avuto modo di leggere.
Il titolo è piuttosto inquietante, ma lo è pure il resto dell’inchiesta: non crediamo in bio.
Come ormai avrete capito leggendo i post di Sotto il Tiglio, noi non siamo integralisti in nessun caso, quindi neppure nel ritenere che bio sia sano e tutto il resto no. E’ giusto porsi delle domande, soprattutto quando riempiendo un carrello di prodotti biologici il costo della spesa ne risente decisamente.

Personalmente, negli anni, mi sono molto documentata a riguardo dei prodotti biologici, ho conosciuto produttori di biologico, e produttori di aziende non biologiche, ho ascoltato opinionisti ed esperti e mi son fatta la mia idea: Per alcuni prodotti il biologico possiede davvero un valore aggiunto che giustifica un aumento del costo della mia spesa, in altri casi no.

Ho pensato di proporvi una sintesi dell’inchiesta di Altroconsumo, ognuno trarrà le proprie conclusioni.
L’Inchiesta ha selezionato punti vendita di diverso tipo: supermercati, ipermercati, negozi specializzati in prodotti bio, venditori ambulanti presenti nei mercati, fruttivendoli e negozi online, concentrando l’analisi su due ortaggi (pomodorino e carota) e due frutti (fragole e mele), il laboratorio oltre che ricercare pesticidi, ha effettuato analisi di carattere nutrizionale, per verificare il contenuto di sali minerali e di antiossidanti (vitamine, polifenoli, licopene, betacarotene).

Le mele
Poche le differenze nutrizionali tra mele bio e non bio. Le mele non bio contengono fino a 4 pesticidi, ma con valori generalmente inferiori al limite legale.
A fronte di ciò un aumento della spesa fino al 75% in più se si acquistano mele biologiche. 
 
Le fragole
Più fosforo e più potassio nelle fragole convenzionali, mentre sotto il profilo dei pesticidi, sono state riscontrate tracce di un pesticida in un campione bio e due irregolarità (fuori legge) in due campioni non bio. Si spende il 70% in più acquistando fragole bio. E’ evidente che le fragole essendo un frutto delicato e deperibile, presentano un profilo di rischio più alto per quanto riguarda i residui di pesticidi.


Le carote e i pomodorini
Risultati similari dalle analisi dei prodotti bio e non bio, ma con un costo che nella carota bio lievita fino al 101%

Ultimo dato che mi sembra interessante conoscere è che il contenuto di antiossidanti è maggiore nei vegetali bio. Il motivo è legato alla minore presenza di azoto nella coltivazione biologica, grazie alla progressiva riduzione della quantità di letame utilizzata come fertilizzante. Meno azoto nei campi si traduce in una maggiore produzione di antiossidanti (vitamine, polifenoli, licopene, betacarotene). 

Se siete interessati ad approfondire il tema, fate un fatemelo sapere nei commenti ed io proseguirò nella ricerca.

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